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Il Safari della morte a Sarajevo

01.12.2025.

12:57

Autor: Selina Sciucca

Sarajevo - ilustracija

Sarajevo - ilustracija

Foto: Sun_Shine / Shutterstock

1425 giorni, 11.541 morti. Più di 300 bombardamenti al giorno. 3.777 bombe sganciate solo il 22 luglio 1993. Questi alcuni dei freddi numeri dell'assedio più lungo dell'era contemporanea: quello di Sarajevo. Per quasi quattro anni, dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996, la capitale della Bosnia ed Erzegovina ha vissuto sotto costante attacco delle truppe serbo-bosniache, appostate sulle colline sopra la città.

Un conflitto a tratti inatteso, la cui idea veniva respinta con determinazione dalla popolazione di Sarajevo, abituata a condividere una città realmente multiculturale e convinta che la guerra che avrebbe sconvolto l'ex Yugoslavia non sarebbe mai arrivata. Un'ironia cruda, tipica dei sarajevesi, che non prova a nascondere la voglia di normalità mentre il mondo attorno sta, letteralmente, crollando.


E invece la guerra arrivò pure lì, portando con sé le granate, l'assenza di luce e di acqua, il mercato nero e la povertà. Ma anche la sua piu' patologica realta': i ricchi e spietati cecchini del week-end.


Nella seconda puntata di Senza Parole, vi portiamo il fenomeno del Sarajevo Safari. Di persone che hanno pagato per sparare e uccidere esseri umani, come fossero trofei da caccia.


Il nostro interlocutore e' Ezio Gavazzeni, pluripremiato scrittore e redattore italiano che, a trent'anni dal conflitto, ha raccolto il materiale di prova per poi consegnarlo alla Procura di Milano.


Senza Parole: Sarajevo Safari

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